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CHRISTUS VINCIT!

09/04/2023
 
CHRISTUS
VINCIT!
 

Sacrale schiavitù a Maria

Sala del Regno di Maria

... Allo stesso modo ringrazio la Madonna
- sempre che sia possibile trovare parole sufficienti per farlo -
della grazia di aver letto e diffuso il Trattato della vera devozione a Maria
di San Luigi Maria Grignion di Montfort
e di essermi consacrato a Lei come schiavo perpetuo.

(Plinio Corrêa de Oliveira - Testamento Spirituale)

 


 

LA SANTA INTRANSIGENZA E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

 

Madonna gladifera

 

Nella vita della Chiesa, la pietà è l'argomento-chiave. Una pietà bene intesa, che non sia l'abituale e sterile ripetizione di formule ed atti di culto, ma la vera pietà che è un dono del Cielo, la quale, mediante la corrispondenza degli uomini, è capace di rigenerare e elevare a Dio le anime, le famiglie, i popoli e le civiltà.

Orbene, nella pietà cattolica l'argomento-chiave, a sua volta, è la devozione alla Madonna. Difatti è Lei il canale mediante il quale ci giungono tutte le grazie, è mediante Lei che le nostre preghiere arrivano a Dio, è nello stare intimamente unito a Lei che consiste il gran segreto del trionfo nella vita spirituale.

Così, non esiste obiettivo più essenziale né compito più fecondo né gloria più alta che nel diffondere la pietà mariana. Di questa gloria rifulge l'intero Pontificato di Pio XII. Nei ricchissimi, tragici e attraenti anni del suo Pontificato, egli ha avuto molte occasioni per offrire all'umanità i citati benefici. Per vederlo, basta scorrere le collezioni dei giornali degli ultimi lustri. Quando un giorno si apriranno gli archivi e si scriverà la storia della Seconda Guerra mondiale e di tutto quanto l'ha seguita, questa verità si radicherà ancor più; e questo può già essere intravisto da un qualunque osservatore giudizioso. Ma, per quanto grandi siano i meriti e le glorie che verranno elencati dalla storia, non sarà difficile indicarne il maggiore: sarà indubbiamente il carattere profondamente mariano del regno di Pio XII. Questo giornale l'ha già detto, e a ragione. Per glorificare il Papa attuale fino alla più remota posterità, basterebbe la definizione del dogma dell'Assunzione. Ma, fra i fasti di Pio XII, l'Assunzione non è una gemma isolata, un brillante solitario; essa rifulge in una costellazione di altre stelle mariane: la Costituzione Bis saeculari, la fondazione della Federazione Mariana Mondiale, la canonizzazione di san Luigi Grignion di Montfort, la consacrazione della Russia e del mondo al Cuore Immacolato di Maria, l'incoronazione della Madonna a Fatima, e infine l'Anno Santo Mariano, commemorativo del centenario del dogma dell'Immacolata Concezione. Basta pensare a tutto questo, per comprendere fino a qual punto lo splendore di tutto quanto è specificamente mariano rifulge nell'opera di Pio XII.

L'insegnamento e l'esempio del Santo Padre c'incitano a incrementare la pietà verso la Santissima Vergine.

Ma il "sentire cum Ecclesia" c'invita in modo del tutto speciale a meditare quest'anno sulla Immacolata Concezione, poiché questo è il mistero che attualmente viene più specificamente offerto alla nostra pietà dal Vicario di Gesù Cristo. Si tratta certamente di un tema ricco di una bellezza piena di poesia, degna di attrarre e di far brillare il talento dei maggiori poeti e artisti. Ma proprio per questo, è un tema che il temperamento brasiliano, tendente per natura alle divagazioni, corre il rischio di arenarsi nella poesia. Ora, ogni emozione - nella pietà ancor più che in ogni altro campo - è legittima e salutare solo nella misura in cui si fonda sulla verità e nella verità trova la sua misura; questo in tal modo che, nella nostra sensibilità, essa non sia altro che l'armonica, proporzionata e coerente vibrazione della verità contemplata dal nostro intelletto. Pare dunque opportuno fare sulla Immacolata Concezione una meditazione senza pretese letterarie e dedita unicamente ad applicare all'intelligenza la verità contenuta nel dogma.

 

Corona

 

Prima di Gesù Cristo, l'umanità si divideva in due categorie nettamente diverse: gli ebrei e i pagani. I primi, costituendo il Popolo Eletto, avevano la Sinagoga, la Legge, il Tempio e la promessa del Messia. I secondi, abbandonati all'idolatria, ignari della Legge, privi di conoscenza della vera Religione, giacevano nell'ombra della morte, attendendo senza sapere, o talvolta mossi da un segreto impulso, quel Salvatore che doveva venire. Fra questi pagani, si potevano distinguere due categorie: i romani, dominatori del mondo, e i popoli che vivevano sotto l'autorità del loro impero. Un'analisi dell'epoca in cui avvenne la nascita del Messia implica l'esaminare la situazione in cui ciascuna di queste frazioni di umanità si trovava.

Si parla molto del valore militare dei romani e dello splendore delle loro conquiste. Ovviamente, da questo punto di vista c'è molto da ammirare in loro. Ma una esatta ponderazione di tutte le circostanze storiche ci obbliga ad ammettere che, se i romani fecero grandi conquiste, i popoli che sottomisero erano in gran parte vecchi e logori, dominati dai loro vizi e pertanto destinati a cadere sotto il pugno del primo nemico che lo affrontasse. Quest'affermazione è valida tanto per la Grecia quanto per le nazioni dell'Asia e dell'Africa, eccettuata forse Cartagine. Cosa aveva ridotto questi popoli, un tempo dominatori e pieni di gloria, a questo stato di debolezza? La corruzione morale. La traiettoria storica di tutti loro è la stessa. All'inizio si trovano in uno stato primitivo, conducendo vita semplice, nobilitata da una certa rettitudine morale. Da questa traggono la forza che permette a loro di dominare i popoli vicini e costruire un impero. Ma la gloria porta con sé la ricchezza, la ricchezza i piaceri e con essi la depravazione. Questa depravazione conduce a sua volta alla morte di tutte le virtù, alla decadenza sociale e politica, alla rovina dell'impero. Così, nello scenario della storia sorsero, crebbero fino al loro fastigio e decaddero i grandi popoli dell'Oriente, uno dopo l'altro. Tutte le nazioni civili vinte da Roma avevano percorso le tappe di questo ciclo, ed ella stessa le percorse. Le virtù familiari della Roma dell'epoca monarchica e repubblicano-aristocratica la fecero grande. Alla fine della Repubblica, il lusso cominciò a pervertire i caratteri ed avviò al declino. L'Impero, che all'inizio fu un magnifico tramonto, si trasformò gradualmente in un inglorioso e livido crepuscolo [Nota: Per approfondire l'argomento si può consultare "La Città di Dio" di Sant'Agostino oppure "La Storia d'Italia" di San Giovanni Bosco, per esempio].

Fu nel momento in cui Roma entrava nella fase ancora aurea di questa discesa, che Gesù nacque. La storia dei futuribili è pericolosa. In ogni caso, si può ipotizzare quello che sarebbe accaduto nel mondo mediterraneo, se il Verbo divino non si fosse incarnato. Fino ad allora, ogni nazione civilizzata aveva passato il testimonio della sua cultura al vincitore. I persiani, per esempio, si nutrirono della cultura assiro-babilonese ed egiziana; i greci si nutrirono della cultura egiziana e persiana, e i romani di quella greca. E così, camminando da Oriente verso Occidente, la civiltà si trasmise. Una volta estinta Roma, in quali mani sarebbe caduto il testimonio? In quelle dei barbari. Ma la storia dimostra che, senza la Chiesa, essi non si sarebbero civilizzati con le invasioni, e così, senza Gesù Cristo, la caduta di Roma sarebbe stata il collasso dell'Occidente. Con tramonto di Roma, iniziata già prima di Cristo, era l'intero Occidente che minacciava di rovinare. Era la fine di una cultura, di una civiltà, di un ciclo storico; era una fine del mondo...

Ora, anche il Popolo Eletto era alla fine. In esso due tendenze si erano sempre fatte notare. Una voleva restare fedele alla Legge, alla Promessa, alla sua vocazione storica, confidando interamente in Dio. Ma un'altra, di poca fede e di poca speranza, s'intimoriva considerando l'assenza di valore militare e politico degli ebrei nel mondo antico. Diversi da ogni altro popolo per la loro razza, lingua, Religione, esigui come popolazione e territorio, gl'israeliti stavano già prima di Cristo sul punto di essere sommersi. Per i fautori della "politica della mano tesa" nell'epoca dell'antica Legge, la migliore strategia non consisteva nel resistere ma nel cedere. Ne derivavano un adattamento del Popolo Eletto al mondo pagano, la penetrazione surrettizia di dottrina esotiche nella Sinagoga, la formazione di un Sacerdozio smidollato e senza spirito di sacrificio, disposto a tutto per vegetare pigramente all'ombra del Tempio, e la propensione dell'immensa maggioranza degli ebrei a seguire questa politica. I capi di questa tendenza occupavano tutto, invadevano tutto, dominavano tutto. Con l'epopea dei Maccabei era finita l'influenza dei fautori dell'integrità israelitica. Costoro, al tempo di Cristo, erano solo pochi uomini eletti che qui e là sospiravano e piangevano nell'ombra, sperando del giorno del Signore. Gli altri aprivano le braccia al nemico dominatore. Il Popolo Eletto era anch'esso caduto sotto il giogo romano. Era anche questa una fine. La notte, la notte spirituale dell'oscuramento di tutte le verità e di tutte le virtù, era discesa sul mondo intero, sia pagano che ebreo...

Fu in questo cumulo di mali, in questo ambiente del tutto opposto al bene, che nacque la più santa delle creature, la Piena di Grazia, che sarebbe stata chiamata beata da tutte le nazioni. Perché proprio questa era, in sintesi, la situazione nell'epoca in cui venne al mondo la Santissima Vergine.

 

Regina sanctorum omnium

Le dimensioni di un articolo come questo non permettono di descrivere minuziosamente il quadro morale del mondo romano. Il che d'altronde non sarebbe molto necessario, poiché questo quadro è generalmente noto. Lungo l'intera estensione dell'Impero, aristocrazie nazionali all'ultimo stadio di decomposizione morale si mescolavano con avventurieri arricchiti negli affari, nella politica o nella guerra, con liberti elevati ai fastigi del potere grazie al favoritismo, con attori e atleti famosi, in mezzo ad una vita di continui piaceri nei quali i decadenti portavano tutta la mollezza del loro spleen, gli avventurieri tutta la sfrenatezza dei loro appetiti ancor più avidi, i favoriti, gli attori e gli atleti tutto il loro ambiente di adulazione, d'insolenza, d'intrigo, d'ipocrisia e di politicantismo grazie al quale si mantenevano. Augusto, durante il cui regno nacque Gesù Cristo, tentò invano di ostacolare tutti questi abusi che nella sua epoca andavano affermandosi in modo allarmante. Egli non ottenne nulla di durevole. In contrapposizione a questa élite - se possiamo chiamarla così - stava un mondo innumerevole di schiavi di ogni nazione, di lavoratori manuali miserevoli, corrotti dal peso dei loro stessi vizi e dei mali esempi che venivano dall'alto. Affamati, maltrattati, cupidi, oziosi, essi volevano abbattere i loro padroni, non tanto per l'invidia di non poter condurre la loro vita, quanto per l'indignazione provata per la loro sregolatezza. Si tratta di un quadro che non abbisogna di molta cultura per conoscerlo, né di molta finezza per cogliere nella sua realtà vitale, dato che non differisce sensibilmente dai tenebrosi giorni in cui viviamo...

 

Corona

 

Dunque, mentre il mondo antico viveva tutte queste circostanze, chi era la Santissima Vergine, creata da Dio in quell'epoca di completa decadenza?

Era la più completa, intransigente, categorica, inequivocabile e radicale antitesi del proprio tempo. Il vocabolario umano non è sufficiente per esprimere la santità della Madonna. Nell'ordine della natura, i santi e i dottori la paragonano al sole. Ma, se ci fosse un astro inconcepibilmente più splendente e glorioso del sole, è ad esso che la paragonerebbero, e concluderebbero dicendo che questo astro ne darebbe una immagine pallida, difettosa, insufficiente. Nell'ordine morale, essi affermano ch'Ella ha superato di molto tutte le virtù, non solo di tutti gli uomini e donne insigni dell'antichità, ma anche - e questo è incommensurabilmente superiore - di tutti i santi della Chiesa cattolica. Immaginiamo una creatura che abbia tutto l'amore di san Francesco di Assisi, tutto lo zelo di san Domenico di Guzman, tutta la pietà di san Benedetto, tutto il raccoglimento di santa Teresa, tutta la sapienza di san Tommaso, tutta l'intrepidezza di sant'Ignazio, tutta la purezza di san Luigi Gonzaga, tutta la pazienza di san Lorenzo, lo spirito di mortificazione di tutti gli anacoreti del deserto: ebbene, non si arriverebbe ai piedi della Madonna. Più ancora. La gloria degli Angeli è qualcosa d'incomprensibile all'intelletto umano. In certe occasioni apparve a un santo il suo Angelo custode: era tale la sua gloria, che il santo pensò che si trattasse dello stesso Dio e stava per adorarlo, quando allora l'Angelo rivelò la propria identità. Pertanto, gli Angeli custodi non appartengono abitualmente alle più alte gerarchie celesti. Eppure la gloria della Madonna è incommensurabilmente superiore a quella di tutti i cori angelici.

Si potrebbe avere maggior contrasto tra questa opera prima della natura e della Grazia, non sono indescrivibile ma perfino inconcepibile, e il pantano di vizi e di miserie che era il mondo prima di Cristo?

 

L'Immacolata Concezione

Immacolata ConcezioneA questa creatura prediletta, superiore a tutto quanto fu creato e inferiore solo alla santissima Umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, Dio conferì quell'incomparabile privilegio che è l'Immacolata Concezione.

Per effetto del Peccato Originale, l'intelligenza umana divenne soggetta all'errore, la volontà restò esposta alle debolezze, la sensibilità rimase in preda delle passioni disordinate, il corpo venne, per così dire, posto in rivolta contro l'anima.

Quindi, in virtù del privilegio dell'Immacolata Concezione, la Madonna fu preservata dalla macchia del Peccato Originale fin dal primo istante della sua vita. E così in Lei tutto era armonia profonda, perfetta, imperturbabile. Non essendo il suo intelletto esposto all'errore, ma dotato di una comprensione, di una chiarezza, di una agilità inesprimibile, illuminato dalle più alte grazie, ella aveva una conoscenza ammirevole di tutte le cose del Cielo e della Terra.

La volontà, essendo in tutto docile all'intelletto, era interamente orientata al bene e governava pienamente la sensibilità, che non avvertiva mai in sé, né chiedeva alla volontà, qualcosa che non fosse pienamente giusto e conforme alla ragione. S'immagini una volontà naturalmente così perfetta, una sensibilità naturalmente così irreprensibile, l'una e l'altra arricchite e sovrarricchite di grazie ineffabili, perfettamente corrisposte ad ogni momento, e si può avere una idea di quello che era la Santissima Vergine; anzi, si può capire per qual motivo non si è nemmeno capaci di formarsi una idea della Santissima Vergine.

 

"Inimicitias ponam"

Dotata di così tante luci naturali e sovrannaturali, la Madonna conobbe certamente l'infamia del mondo del suo tempo, e di questo ne soffrì amaramente.

Infatti, quanto maggiore è l'amore alla virtù, tanto maggiore è l'odio al male. Quindi, Maria Santissima aveva in sé abissi di amore alla virtù; pertanto sentiva necessariamente in sé abissi di odio al male. Maria era inoltre nemica del mondo, dal quale viveva estranea e separata, senza nessun tipo di mescolanza né di compromesso, rivolta unicamente alle cose di Dio.

A sua volta, il mondo sembra non aver compreso né amato Maria. Non risulta infatti che le abbia tributato un'ammirazione proporzionata alla sua castissima bellezza, alla sua nobilissima grazia, al suo dolcissimo tratto, alla sua sempre placabile ed accessibile carità, più abbondante delle acque del mare e più soave del miele.

E come avrebbe potuto essere diversamente? Che intesa avrebbe potuto esserci tra Colei che era tutto Cielo e coloro che vivevano soltanto per la terra? Tra Colei che era tutta fede, purezza, umiltà, nobiltà, e coloro che erano tutta idolatria, scetticismo, eresia, concupiscenza, orgoglio, volgarità? Tra Colei che era tutta sapienza, ragione, equilibrio, senso perfetto di tutte le cose, temperanza assoluta e senza macchia né ombra, e coloro che erano tutta ribellione, stravaganza, squilibrio, senso erroneo, cacofonico, contraddittorio e chiassoso in ogni cosa, e intemperanza cronica, sistematica, vertiginosamente crescente in tutto? Tra Colei che era fede condotta da una logica adamantina e inflessibile alle più estreme conseguenze, e coloro che erano l'errore condotto da una logica infernalmente inesorabile, anch'esso fino alle ultime conseguenze, o che, rinunciando a qualsiasi logica, vivevano volontariamente in un pantano di contraddizioni, nel quale tutte le verità si mescolavano e s'inquinavano nella mostruosa interpenetrazione di tutti gli errori che le contrariano?

"Immacolato" è una parola privativa. Essa significa etimologicamente l'assenza di macchie, e quindi di ogni e qualsiasi errore, per minimo che sia, e di ogni e qualsiasi peccato, per lieve e insignificante che sembri. E' l'integrità nella fede e nella virtù. E' quindi l'intransigenza assoluta, sistematica, irreducibile, è l'avversione completa, profonda e diametrale, ad ogni specie di errore o di male. La santa intransigenza nella verità e nel bene è l'ortodossia e la purezza, in quanto si oppone all'eterodossia e al male. Per amare Dio senza misura, la Madonna corrispondentemente amò di tutto cuore tutto quanto è di Dio. E poiché odiò senza misura il male, odiò senza misura Satana, le sue pompe e le sue opere; odiò il demonio, il mondo e la carne ["perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!" - cfr. Gv. 2, 16-17]. La Madonna della Immacolata Concezione è la Madonna della santa intransigenza.

 

Vero odio, vero amore

Per questo, la Madonna pregava senza sosta. Seguendo quanto ragionevolmente si crede, Ella chiedeva l'avvento del Messia e la grazia di essere una serva di colei che sarebbe stata scelta per Madre di Dio. Chiedeva il Messia, perché venisse Colui che poteva far brillare nuovamente la giustizia sulla terra, perché si levasse il Sole divino di tutte le virtù, dissipando in tutto il mondo le tenebre dell'empietà e del vizio. La Madonna certamente desiderava che i giusti sulla terra trovassero nella venuta del Messia l'esaudimento dei loro desideri e delle loro speranze, che i vacillanti si rianimassero e che, da tutti i Paesi e da tutti gli abissi, anime toccate dalla luce della Grazia si levassero in volo verso le più alte vette della santità. Difatti sono queste le vittorie per eccellenza di quel Dio che è Verità e Bene, e le sconfitte del demonio che è capo di ogni errore e male. La Vergine desiderava la gloria di Dio mediante questa giustizia che realizza sulla terra l'ordine voluto dal Creatore.

Ma, nel chiedere la venuta del Messia, la Madonna non ignorava ch'Egli sarebbe stato pietra di scandalo, mediante la quale molti si sarebbero salvati ma molti altri avrebbero ricevuto il castigo del loro peccato. Questo castigo del peccatore irriducibile, questo schiacciamento dell'empio accecato e indurito, fu anch'esso desiderato dalla Madonna di tutto cuore, e fu una delle conseguenze della Redenzione e della fondazione della Chiesa, conseguenza ch'Ella desiderò e chiese come nessun altro. "Ut inimicos Sanctae Ecclesiae humiliare digneris, te rogamus, audi nos", canta la Liturgia; e prima della Liturgia fu certamente il Cuore Immacolato di Maria ad elevare a Dio un'analoga supplica per la sconfitta degli empi irriducibili.

Mirabile esempio di vero amore, di vero odio.

 

Onnipotenza supplicante

Dio vuole le opere. Egli fondò la Chiesa per l'apostolato. Ma soprattutto vuole la preghiera, perché la preghiera è la condizione della fecondità di tutte le opere, e vuole la virtù come frutto della preghiera.

Come Regina di tutti gli apostoli, la Madonna è pertanto principalmente il modello delle anime che pregano e si santificano, è la stella polare di ogni meditazione e vita interiore. Infatti, dotata d'immacolata virtù, Ella fece sempre quello che era più ragionevole; se non avvertì in sé le agitazioni e i disordini delle anime che amano solo l'azione e l'agitazione, non sperimentò mai in sé nemmeno le apatie e le negligenze delle anime tiepide che fanno della vita interiore un paravento per nascondere la loro indifferenza alla causa della Chiesa. La sua separazione dal mondo non significò un disinteresse per esso. Chi mai fece per gli empi e per i peccatori più di Colei che, per salvarli, consentì volontariamente alla crudelissima immolazione del suo Figlio infinitamente innocente e santo? Chi mai fece per gli uomini più di Colei che ottenne che si realizzasse nella sua epoca la promessa del Salvatore? Ma, fiduciosa soprattutto nella preghiera e nella vita interiore, facendo dell'una e dell'altra il suo principale strumento di azione, la Regina degli Apostoli non ci ha forse dato una grande lezione di apostolato?

 

Applicazione ai nostri tempi

Le anime che, come la Madonna, possiedono il segreto del vero amore e del vero odio, della perfetta intransigenza, dell'incessante zelo, del completo spirito di rinuncia, valgono talmente che sono propriamente loro a poter attrarre le grazie divine in favore del mondo.

Ci troviamo a vivere in una epoca che assomiglia a quella che nel 1928 Papa Pio XI scrisse che "cose tanto dolorose sembrano con tali sciagure preannunciare fin d'ora e anticipare ‘il principio dei dolori' che apporterà ‘l'uomo iniquo che s'innalza su tutto quello che è Dio e religione' (2Ts 2, 4)" (Enciclica Miserentissimus Redemptor, 8 maggio 1928). Che direbbe il Papa oggi?

E a noi cosa spetta di fare? Lottare in tutti i campi permessi, con tutte le armi lecite. Ma innanzitutto e soprattutto confidare nella vita interiore e nella preghiera. E' questo il grande esempio della Madonna.

L'esempio della Madonna può essere imitato solo con il soccorso della Madonna, e il soccorso della Madonna può essere ottenuto solo con la devozione alla Madonna. Ora, in cosa di meglio può consistere questa devozione, se non nel chiedere a Maria Santissima non solo l'amore di Dio e l'odio al demonio, ma anche quella santa interezza nell'amore del bene e nell'odio del male, insomma quella santa intransigenza che tanto risplende nell'Immacolata Concezione?

(Plinio Corrêa de Oliveira - "Catolicismo", Settembre 1954)

 

Leone rampante

 

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