09/04/2023
CHRISTUS
VINCIT!
NATALE, IL PRIMO GIORNO DELLA CIVILTÀ CRISTIANA
Visto in una più ampia prospettiva storica, il Santo Natale fu il primo giorno di vita della civiltà cristiana. Una vita, di certo, allo stato embrionale e incipiente come i primi splendori del sole che nasce, ma che già conteneva in se stessa tutti gli elementi, incomparabilmente ricchi, della splendida maturità alla quale sarebbe stata destinata.
Infatti, se è vero che la civiltà è un fatto sociale, che per esistere come tale non può accontentarsi di influenzare soltanto una manciata di persone, ma deve irradiarsi sopra un'intera collettività, non si può dire che l'atmosfera soprannaturale che emanava dal presepe di Betlemme sui circostanti, stava già formando una civiltà. Se però, da un altro canto, consideriamo che tutte le ricchezze della civiltà cristiana sono compendiate in Nostro Signore Gesù Cristo come nella loro unica fonte, infinitamente perfetta, e che la luce che iniziò a splendere sugli uomini a Betlemme verrebbe a diffondersi sul mondo intero, trasformando le mentalità, abolendo e istituendo costumi, infondendo uno spirito nuovo in tutte le culture, unendo ed innalzando a un livello superiore tutte le civiltà, allora si può dire che il primo giorno di Cristo in questa terra fu subito il primo giorno di un'era storica.
Chi lo avrebbe mai detto? Non c'è un essere umano più debole di un bambino, né una dimora più povera di una grotta, né una culla più rudimentale di una mangiatoia. Tuttavia, questo Bambino, in quella grotta, in quella mangiatoia, verrebbe a cambiare il corso della Storia.
E che cambiamento! Il più difficile di tutti, poiché si trattava, non di accelerare il corso delle cose nella direzione che seguivano, ma di orientare gli uomini nel cammino più contrapposto alle loro inclinazioni, cioè nella via dell' austerità, del sacrificio, della croce. Si trattava di esortare alla Fede un mondo incancrenito dalle superstizioni, dal sincretismo religioso e dal completo scetticismo. Di invitare alla giustizia un'umanità abituata a tutte le iniquità: il dominio despotico del forte sui deboli, delle masse sulle élites, e della plutocrazia - che riunisce in sé tutti i difetti di entrambi - sulla stessa massa. Si trattava di invitare al distacco un mondo che adorava il piacere in tutte le sue modalità. Di attirare alla purezza un mondo in cui tutte le depravazioni erano note, praticate, approvate. Un compito evidentemente inattuabile, ma che il Bambin Divino iniziò a realizzare dal suo primo momento su questa terra, e che né la forza dell'odio giudaico, né quella del dominio romano, né l'impeto delle passioni umane avrebbero potuto contenere.
Duemila anni dopo la Nascita di Cristo, sembriamo essere ritornati al punto di partenza. L'adorazione dei soldi, la divinizzazione delle masse, l'esasperazione del godimento per i piaceri più vani, il dominio dispotico della forza bruta, le superstizioni, il sincretismo religioso, lo scetticismo, insomma il neo-paganesimo in tutti i suoi aspetti hanno invaso nuovamente la terra.
Bestemmierebbe contro Nostro Signore Gesù Cristo chi affermasse che questo inferno di confusione, di corruzione, di rivolta, di violenza che abbiamo davanti a noi è la civiltà cristiana, il Regno di Cristo in terra. Nel mondo di oggi sopravvive, conturbata, soltanto questa o quella sembianza dell'antica Cristianità. Ma nella sua realtà piena e globale la civiltà cristiana ha smesso di esistere, e della grande luce soprannaturale che cominciò a rifulgere a Betlemme brillano ancora molto pochi raggi nelle leggi, nei costumi, nelle istituzioni e nella cultura del secolo XX.
Perché tutto ciò? L'azione di Gesù Cristo – presente sia nei nostri tabernacoli che nella grotta di Betlemme – avrebbe forse perso qualcosa della sua efficacia? Evidentemente no.
E se la causa non risiede e né può risiedere in Lui, certamente risiede negli uomini. Venendo in un mondo profondamente corrotto, Nostro Signor e dopo di Lui la Chiesa nascente incontrarono anime che si aprirono alla predicazione evangelica. Oggi, questa si dissemina per tutta la terra, ma cresce spaventosamente il numero di quanti si rifiutano con ostinazione di ascoltare la parola di Dio, di coloro che per le abitudini che mettono in pratica si trovano precisamente nel polo opposto a quello della Chiesa. "Lux in tenebris lucet, et tenebrae eam non comprehenderunt".
In questo, e solo in questo, risiede la causa della rovina della civiltà cristiana nel mondo. Poiché se l'uomo non è, e non vuole essere cattolico, come può essere cristiana la civiltà che nasce dalle sue mani?
Stupisce il fatto che in tanti si chiedano qual è la causa della crisi titanica in cui il mondo si dimena. Infatti, basterebbe immaginare che l'umanità compiesse la legge di Dio, per capire che ipso facto la crisi smetterebbe di esistere. Il problema, dunque, sta in noi, nel nostro libero arbitrio; si trova nel nostro intelletto che si chiude alla verità, nella nostra volontà che, sollecitata dalle passioni, rifiuta il bene. La riforma dell'uomo è la cosa essenziale e indispensabile; con essa tutto si farà, ma senza di essa tutto quel che verrà fatto non sarà nulla.
Questa è la grande verità che si deve meditare nel Natale. Non basta chinarci dinanzi al Bambin Gesù, al suono degli inni liturgici, all'unìsono con la gioia del popolo fedele. È necessario che ci prendiamo cura della nostra riforma e della riforma del prossimo, affinché la crisi contemporanea abbia una soluzione, in tal modo che la luce che splende dal presepio ricuperi la via libera per la sua irradiazione in tutto il mondo.
Ma come si fa per ottenere tutto ciò? Dove sono le nostre produzioni cinematografiche, le nostre radio, i nostri giornali, le nostre organizzazioni? Dove sono le nostre bombe atomiche, i nostri squilli di tromba, i nostri eserciti? Dove sono le nostre banche, i nostri tesori, le nostre ricchezze? Come combattere contro tutto il mondo?
Sono domande ingenue. La nostra vittoria deriva essenzialmente e innanzi tutto da Nostro Signore Gesù Cristo. Banche, radio, cinema, organizzazioni, tutto ciò è eccellente e abbiamo l'obbligo di farne uso per la dilatazione del Regno di Dio. Ma nessuna di queste cose è indispensabile. Oppure, in altri termini, se la causa cattolica non dispone di queste risorse - non per nostra negligenza e mancanza di generosità, e senza colpa nostra - il Divino Salvatore farà il necessario affinché vinciamo senza di esse. L'esempio ci è stato dato dai primi secoli della Chiesa: non è vero che ha vinto nonostante tutte le forze della terra si siano alleate contro di lei?
Fiducia nel Signore Nostro Gesù Cristo, fiducia nel soprannaturale: ecco un'altra lezione preziosa che ci dà il Santo Natale.
E non concludiamo senza cogliere un altro insegnamento, soave come un favo di miele. Ebbene sì, abbiamo peccato. È vero che sono immense le difficoltà per tornare indietro e per risalire la china; sì, le nostre scelleratezze e le nostre infedeltà attireranno su di noi la collera di Dio. Tuttavia, presso al presepio, abbiamo la Mediatrice clementissima che non è un giudice ma un'avvocata; che ha per noi tutta la compassione, tenerezza e indulgenza della più perfetta delle madri. Con gli occhi fissi su Maria, ad Ella uniti, e grazie alla Sua intercessione, in questo Natale chiediamo per mediazione sua quell'unica grazia che veramente importa: il Regno di Dio in noi e attorno a noi. Tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù.
(Plinio Corrêa de Oliveira - Trascritto dalla rivista Catolicismo, Dicembre 1952 - Titolo originale "Et vocabitur Princeps pacis, cujus regni non erit finis")