09/04/2023
CHRISTUS
VINCIT!
L'ULTIMO ANGELO
Racconto di Natale
Di tutti gli angeli, lui era l'ultimo.
Delle miriadi e miriadi di puri spiriti creati da Dio, immensamente più numerosi dell'insieme dei mortali che esisteranno sino alla fine del mondo, suddivisi in un'immensa gerarchia composta di nove cori angelici, lui si trovava più giù. Tutti gli angeli, senza eccezione, gli erano superiori. Sotto di lui, ben lungi, c'eravamo solo noi, gli uomini. Non crederete mica che egli serbasse qualche amarezza o delusione. Anzi, era un angelo gioioso e felice. Per esempio, non aveva assolutamente voluto saperne della ribellione di Lucifero, il quale era venuto lui stesso a persuaderlo per primo, credendo di poter suscitare in lui un sentimento di ingiustizia. "Seguimi", gli aveva sussurrato il Tentatore, "e da ultimo tra gli ultimi diverrai simile a Dio". Sarebbe scoppiato a ridere e avrebbe fatto spallucce, semmai le avesse, ma questi sono due atteggiamenti che riguardano noi uomini; egli invece pose una semplice domanda che fu ascoltata da un punto all'altro della volta celeste: "Chi mai è come Dio?". Questa sua frase fu ripresa dall'arcangelo san Michele che ne fece il suo grido di guerra, con l'esito ben noto, poiché sotto il suo comando due terzi della milizia angelica lanciarono in Inferno i demoni ribelli, dopo un grandioso scontro.
Da allora, l'ultimo degli Angeli trascorse la sua eternità a fare del bene sulla Terra. Essendo puro spirito, come l'avrete capito, non aveva corpo. Ma possedeva un'intelligenza immensamente superiore alla nostra, una volontà libera da ogni intralcio e un potere su tutto il mondo temporale, limitato soltanto dai disegni della Provvidenza. Inoltre, non aveva avuto bisogno di imparare: tutte le conoscenze gli erano state date da Dio sin dall'istante in cui lo aveva creato. La sua scienza, la sua forza, il suo discernimento, li utilizzava per influenzare le condizioni materiali della nostra vita quotidiana. Laddove passava, l'aria diveniva più leggera, gli uccelli cantavano con più gioia, i fiori olezzavano e gli uomini si sentivano propensi ad essere migliori. Era l'angelo che ristabiliva la pace nella natura dopo le grandi tempeste, colui che rendeva tanto dolce il ritorno della primavera, colui che manteneva fresco l'ampio recinto di pietra dove riposavano i mietitori, colui che vegliava sull'abbondanza dei frutti per la raccolta autunnale e che generava quell'ambiente riconfortante presso al camino che scoppietta, mentre la neve ricopre la campagna. Egli vigilava la terra per mitigare gli effetti della natura selvaggia, per rendere la vita più sopportabile ai poveri umani ed incoraggiarli alla pratica della virtù. Il suo intervento sugli elementi cercava di fare rinascere la speranza nei cuori degli uomini. Era un umile agire, ch'egli effettuava con ingegnosità e discrezione, consapevole però di non colmare ancora la misura di ciò che era destinato a realizzare.
Siccome gli piaceva formulare delle supposizioni, pensava che un giorno Dio gli avrebbe affidato una missione particolare. "Senza dubbio, sarò l'angelo custode di qualcuno; essendo io l'ultimo degli angeli, probabilmente sarà il più debole degli uomini", aveva detto ad alcuni grandi arcangeli del Paradiso che ne sapevano più di lui, i quali si accontentarono di guardarlo, rimanendo in silenzio. Ed ecco che, non essendo al corrente di niente, notò un'attività inconsueta nella volta celeste. Però, siccome nessuno dei suoi primogeniti, nei loro incessanti movimenti per partecipare alla conservazione della creazione, si fermasse per rivelargli ciò che stava succedendo, lui continuava a percorrere il mondo. Erano ormai diverse migliaia di anni che eseguiva il suo compito - ciò che per noi rappresenta tanto tempo, per un angelo è solo un pezzetto di eternità - finché una sera, uno dei magnifici serafini che siedono vicinissimi al trono di Dio venne a cercarlo: "Il Nostro Sovrano Creatore ha una missione per te, gli disse, vai subito svolgere i tuoi talenti presso alla povera gente, nel luogo che ti indicherò". Affrettandosi nel percorrere l'immensa distanza che lo separava dal luogo in cui era stato inviato, entrò, inconsapevole di ciò che avrebbe trovato, in un luogo scarsamente illuminato. Si guardò intorno e scorse... il più piccolo, il più debole, il più povero dei figli degli uomini. In un istante, una luce meravigliosa ricolmò la semplice grotta in cui si trovava e girandosi, vide che tutta la corte celeste era presente, e che miriadi e miriadi di angeli, salendo e scendendo, intonavano un canto nuovo, di una estrema dolcezza. "Sbrigati, vedi che ha freddo", gli aggiunse il serafino.
Solo in quell'istante seppe che Dio si era fatto uomo e che egli aveva ricevuto l'elevata missione di proteggere quel così piccolo bambino, come pure sua madre, la Santissima Vergine e suo padre putativo, san Giuseppe. Subito avvicina l'asino e il bue che dormivano in fondo alla grotta, affinché con il loro fiato riscaldino il neonato; sistema la paglia in modo da evitare che qualche fuscello lo ferisca e sparge nell'aria un aroma di Natale, fatto di resina di pino, di cera calda, di fiori d'arancio e di diverse leccornie. Il Bambino che lo guarda gli sorride. È l'ultimo, ma il più felice degli angeli. Da quella Notte in poi, ogni anno percorre la Terra per far sentire alle anime di buona volontà la soavità, il profumo, lo spirito del Natale.
Quindi, per favore, guardatevi bene attorno e siate sensibili alla sua presenza. Forse intuirete che è appena passato, dalla fiammella di una candela che vacilla dinnanzi al presepio, dallo splendore di una pallina sospesa all'albero di Natale, oppure dalla dolcezza dei canti, nella Messa di mezzanotte.
Nota: questo scritto è soltanto un racconto di Natale. Ma l'ultimo degli angeli esiste davvero. Non ho mai saputo come si chiamasse (se me lo avesse detto, l'avrei scritto; ma la Chiesa proibisce agli uomini di dare nomi agli angeli, tranne a quelli menzionati nella Bibbia). In ogni caso, la nostra povera intelligenza umana avrebbe difficoltà nel capire il significato e la bellezza del nome di un angelo. D'altronde, è lui che mi ha suggerito la stesura di questo racconto. Alla mia obiezione che forse non era tutto rigorosamente esatto, ha sorriso, ha alzato le spalle ed ha detto: "Non avrai che da mettere una nota alla fine. Le persone che hanno saputo conservare l'innocenza della loro anima di bambino si rallegreranno, mentre gli altri ...".
(Benoît Bemelmans)